Klezmorim voce di speranza con i canti degli ebrei dell’Est

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GIORNALE DI BRESCIA

Il gruppo Yiddish di Brescia

Seconda giornata per le Settimane musicali della Speranza, promosse dalla Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita e dall’Associazione Soldano, per la direzione artistica di Daniele Alberti. «La voce della speranza» è il filo rosso che collega gli appuntamenti odierni.
Alle 11 spettacolo riservato agli studenti, nel salone Ferramola, con i Klezmorim. Alle 18, nella sala Piamarta […]

Alle 21, ancora nel salone di via Moretto, concerto del gruppo Klezmorim, che farà rivivere atmosfere e storia delle comunità ebraiche dell’Est europeo.
Il gruppo – nato da un’idea di Rolando Anni – celebra in questo 2011 il decimo anno di attività ed è composto da Alessandro Adami (piano, fisarmonica e voce); Matteo Pizzoli (chitarra); Daniela Fusha (violino); Alessandro Todeschini (percussioni); Denise Pisoni, Elisabetta Vizzardi, Claudia Romelli e Luisa Anni (voci). Recentemente ha pubblicato un cd, con 15 brani, che riassume il percorso artistico e di ricerca compiuto in questi anni.
Le esplorazioni sonore si dividono tra le parole sacre dell’ebraico e gli accenti popolari della lingua yiddish. Ecco allora un vivo ritratto dell’universo perduto degli shtetl, villaggi dell’Europa orientale, dal tempo della preghiera – basti citare «Gam Gam», in cui venerazione e spiritualità si sciolgono in una carezza melodica lunga e dolcissima – a quello del lavoro, di una quotidianità di grandi miserie e piccole gioie vissuta con dignità e un pizzico di umorismo, come accade nell’elettrica «Melachech Meluchech» o nella trascinante «Az der rebbe zingt». C’è spazio anche per l’amore, quello arioso e quasi metafisico di «Tum Balalaika» e quello umano e accidentato di «Reyzele». Amore che non si arresta nemmeno davanti alla ferocia dello sterminio: «Rivkele» è una voce femminile straziata, la celebrazione di un sentimento che nemmeno la deportazione dell’amato può estinguere. Dall’orrore supremo, la vita riemerge con forza intatta, con la delicatezza della ninna-nanna «Oyfn Veg» e con l’esuberanza di «Hava Naghila».